Arriva il tempo. Arriva sempre.
E’ il tempo del guardare fuori dalla finestra e sognare di scendere a giocare.
Con la neve, con il freddo, con la nebbia. Con il sole, con la pioggia, con il
vento. Il tempo di ritrovarti con una casacca scura ed una maestra che ti
insegna a leggere ed a scrivere. Il tempo di correre dietro ad un pallone, di
non capire quello che ti accadendo ma senti che è importante.
Il tempo di fare
delle scelte che senti saranno importanti per il futuro. E poi il lavoro, la
fidanzata, fidanzate, la famiglie.
Magari le famiglie. I figli. I sogni realizzati. Quelli sperati, immaginati,
persi e confusi nel vortice della vita. Accanto a noi, ogni tanto, la
consapevolezza dei nostri genitori. E sempre più frequente, oggi accade, che ci
salutano e se ne vanno rendendoci sempre più soli e consapevoli che ora sono
punti di riferimenti e ricordi e che non sentiremo più le loro parole, non
vedremo più i loro sguardi, non avremo più la possibilità di dire “ti
ricordi…?” o chiedere un parere. Quanto cognomi noti abbiamo letto negli ultimi
mesi sul portone della chiesa dell’SGB. Quanti volti che abbiamo incontrato nel
corso del tempo vissuto nel nostro riquadro di storia. Minunni, Ricciardi,
Lentini…quanti e tanti che si fa fatica a ricordarseli tutti…e poi, prima
Galbiati e Don Giovanni…e…quanto si allunga questo elenco…E quanti incontri inattesi
ai funerali dei nostri genitori…. Eppure anche nel dolore e nel dispiacere di
una persona cara che se ne è andata per la sua dimora finale ho percepito il
senso profondo di una storia, di una comunità di persone vive che, anche se
divise da anni da differenti modalità di vita, di scelte professionali, di
lontananza di residenza, di amicizie, di rapporti, si ritrova nuovamente a casa
consapevole che la casa non è un luogo ma uno stato d’animo, un sentire dello
Spirito. Un non luogo dove lo spazio ed il tempo lasciano il posto ad un
istante infinito che si nutre anche di ricordi ma, soprattutto, della
consapevolezza reale che la vita trascorsa “fra la Via Emilia ed il west”, cioè
tra la realtà ed il sogno, è stata ed è una cosa terribilmente seria che dà
senso alla vita. Poca o tanta che avremo ancora davanti a noi.
1 commento:
….E il periodo delle Perseidi è Agosto. Il 4/8/2012 Ida Crisanti, vedova Capitano, lasciò per sempre questa valle di lacrime. Ho ancora nel cuore l’angoscia devastante di quei momenti. Non negli occhi perché ero in autostrada mentre lei, sola, come gran parte ha vissuto la sua vicenda terrena, ci lasciava. Non feci in tempo a vederla viva un’ultima volta e quei 300 km d’inutile, folle corsa, colmi di sensi di colpa e di rimorsi saranno un fardello che mi porterò sempre dietro. Rosario utilizza la penna come l’artista usa il suo pennello e la riflessione che ci propone la faccio interamente mia. Inevitabilmente intrisa di malinconia sa toccare con delicatezza le corde dell’animo infondendo, nella seconda parte, una buona dose di speranza. Un punto però mi colpisce in maniera particolare perché ripresenta concetti che sono il mio cavallo di battaglia e che ho ripreso da don Giovanni Merlini. Ciò che unisce Amarcord, al di sopra degli stagni, delle valli, delle montagne, dei boschi, delle nubi, dei mari, al di là del sole, dell’etere e dei confini delle sfere stellate, al di là di tutto, è “quel sottile filo rosso”, come il fondatore della nostra comunità scrisse con legittimo orgoglio, dell’SGB non in quanto semplice chiesa di periferia ma, come punto di riferimento per quel quartiere che, a partire dagli albori degli anni ’60, andò formandosi. Una zona tra le più “difficili” di quella Milano in cui i “pionieri” dei nostri genitori come felicemente li ha chiamati don Giancarlo nell’omelia per la mamma di Adriana, posero le basi per dare a noi, ex bimbetti un pochino discoli di una volta, un futuro che nei loro sogni doveva essere radioso.
Lunga vita, pace e prosperità.
giucap
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