giovedì 19 giugno 2014

Sulle periferie: lettera aperta a Renzo Piano

Gentile Senatore Renzo Piano,
Ho letto con piacere le Sue riflessioni sul tema della periferia, così come riportate dalla stampa, dal programma “Che tempo che fa”, dai suo sito e per questa presa di posizione La ringrazio essendo nato nella periferia milanese (quartiere di Baggio) ed ancora lì, contento, residente. Inoltre La ringrazio perché ha voluto mettere in campo un tema “scomodo” ma molto frequentato nel momento delle campagne elettorali che il nostro Paese incontra molto spesso. Spero che il Suo lavoro e quello del team che la supporta possa avere buoni risultati. Vorrei, però, porre un elemento di critica costruttiva alla Sua proposta affermando, come spesso faccio in situazioni ed incontro in cui questo tema è posto, che la periferia non esiste e che essa altro non è che uno stato d’animo.
Non è che con questo neghi la periferia come luogo spaziale, assolutamente. Io nego il fatto che nelle città (ma anche nelle nazioni) possano esistere dei luoghi in cui qualcuno debba o possa sentirsi lontano da un centro nel quale, in teoria, scaturisce il senso della città. Credo che così non sia. Qualche anno fa, dilettandomi per piacere nell’organizzare rassegne musicali, il titolo di un percorso musicale lo intitolai “Periferico sarà lei…” volendo così segnalare che la distanza da un ipotetico centro (che pure esiste) ed un’ipotetica periferia (che altrettanto esiste) sta all’interno di ciascuno di noi quando decide di non essere protagonista, di non scrivere la “storia” ma di subirla e, con ciò, accettare un ruolo subalterno. Tra le mie esperienze di vita vi è anche quella di esprimerne il mio servizio alla città come consigliere comunale a Milano. Così, qualche volta, in aula del Consiglio, ho ricordato che mi sentivo prima di tutto un cittadino di Baggio e che il mio centro di riferimento era ed è la chiesa di Sant’Apollinare, “la chiesa vecchia”, nella quale è custodito il vecchio organo (quello del famoso detto “Va a Bagg a sonà l’orghen…). Dico questo non perché mi senta un “separatista” rispetto alla città di Milano (anche se Baggio fu Comune fino al 1923) ma in quanto ci si può sentire cittadini di una grande metropoli solo se si è “appartenenti” ad un luogo fisico e spaziale fatto di orizzonti e riferimenti “fissi” ma, soprattutto, di storie, eventi, persone, relazioni intrecciate nel corso dei decenni. Questo non lo considero un atteggiamento che si pone con lo sguardo verso un trascorso “buon tempo antico”(probabilmente mai esistito) bensì la consapevolezza che il proprio centro è il luogo in cui si abita, in cui esistono le relazioni, in cui si sviluppano storie. Pertanto, in questa tipologia di contesto non possono esistere periferie bensì luoghi di differente “centro” rispetto a quello codificato dalla storia e dalle consuetudini. Solo allontanando lo stigma dell’essere “periferici” ci si potrà sentire sempre più cittadini delle città abitati ma, soprattutto, del mondo. Quando sui titoli di giornali leggo il solito refrain sulle periferie abbandonate, inoltre, mi adombro assai perchè nelle periferie abitano persone e queste, oltre che essere padrone del proprio quotidiano e pretendere, dalle Istituzioni, i diritti dovuti, contemporaneamente devono impegnarsi per rendere il proprio “mondo piccolo”, come avrebbe detto Guareschi, il luogo in cui l’esistenza si colora di vita e di gioia; il luogo in cui poter manifestare il proprio sé in maniera contagiosa e coinvolgente. Se non si comprende ciò, se non si cerca di diventare protagonisti della propria vita, se non ci si impegna perché si possano creare momenti aggregativi ed imitativi positivi, se non ci si pone nell’ottica di lasciare a chi verrà dopo di noi un terreno fertile, arato e seminato, non si farà altro che lasciare spazio e campo a coloro che, abbruttendo se stessi abbruttiscono anche tutto ciò che li circonda creando quelle brutte leggende che portano alla cronaca, in maniera negativa grandi aggregati di case e persone quali ad esempio lo ZEN, Scampia, Quarto Oggiaro e tanti altri luoghi delle nostre città, piccole o grandi che siano.

Comunque Le faccio i miei migliori auguri per il Suo progetto che, senza dubbio, ha suscitato interesse per il Suo impegno anche in virtù delle Sue competenze ed esperienze. Milano, nel costruire la città metropolitana certamente dovrà affrontare questi temi perché, paradossalmente, con questa realtà urbana si vedranno sorgere altre periferie ma, anche, territori di mezzo, delle “non”periferie di cui, ora, nemmeno immaginiamo lo spazio ed il futuro. Ma che, almeno “dentro”, ciascuno si senta centro a se stesso…

Nessun commento: