Gentile Senatore Renzo Piano,
Ho letto con piacere le Sue
riflessioni sul tema della periferia, così come riportate dalla stampa, dal
programma “Che tempo che fa”, dai suo sito e per questa presa di posizione La
ringrazio essendo nato nella periferia milanese (quartiere di Baggio) ed ancora
lì, contento, residente. Inoltre La ringrazio perché ha voluto mettere in campo
un tema “scomodo” ma molto frequentato nel momento delle campagne elettorali
che il nostro Paese incontra molto spesso. Spero che il Suo lavoro e quello del
team che la supporta possa avere buoni risultati. Vorrei, però, porre un
elemento di critica costruttiva alla Sua proposta affermando, come spesso faccio
in situazioni ed incontro in cui questo tema è posto, che la periferia non
esiste e che essa altro non è che uno stato d’animo.
Non è che con questo neghi
la periferia come luogo spaziale, assolutamente. Io nego il fatto che nelle
città (ma anche nelle nazioni) possano esistere dei luoghi in cui qualcuno
debba o possa sentirsi lontano da un centro nel quale, in teoria, scaturisce il
senso della città. Credo che così non sia. Qualche anno fa, dilettandomi per
piacere nell’organizzare rassegne musicali, il titolo di un percorso musicale
lo intitolai “Periferico sarà lei…” volendo così segnalare che la distanza da
un ipotetico centro (che pure esiste) ed un’ipotetica periferia (che
altrettanto esiste) sta all’interno di ciascuno di noi quando decide di non essere
protagonista, di non scrivere la “storia” ma di subirla e, con ciò, accettare
un ruolo subalterno. Tra le mie esperienze di vita vi è anche quella di
esprimerne il mio servizio alla città come consigliere comunale a Milano. Così,
qualche volta, in aula del Consiglio, ho ricordato che mi sentivo prima di
tutto un cittadino di Baggio e che il mio centro di riferimento era ed è la
chiesa di Sant’Apollinare, “la chiesa vecchia”, nella quale è custodito il
vecchio organo (quello del famoso detto “Va a Bagg a sonà l’orghen…). Dico
questo non perché mi senta un “separatista” rispetto alla città di Milano
(anche se Baggio fu Comune fino al 1923) ma in quanto ci si può sentire
cittadini di una grande metropoli solo se si è “appartenenti” ad un luogo fisico
e spaziale fatto di orizzonti e riferimenti “fissi” ma, soprattutto, di storie,
eventi, persone, relazioni intrecciate nel corso dei decenni. Questo non lo
considero un atteggiamento che si pone con lo sguardo verso un trascorso “buon
tempo antico”(probabilmente mai esistito) bensì la consapevolezza che il proprio
centro è il luogo in cui si abita, in cui esistono le relazioni, in cui si
sviluppano storie. Pertanto, in questa tipologia di contesto non possono esistere
periferie bensì luoghi di differente “centro” rispetto a quello codificato dalla
storia e dalle consuetudini. Solo allontanando lo stigma dell’essere
“periferici” ci si potrà sentire sempre più cittadini delle città abitati ma,
soprattutto, del mondo. Quando sui titoli di giornali leggo il solito refrain
sulle periferie abbandonate, inoltre, mi adombro assai perchè nelle periferie
abitano persone e queste, oltre che essere padrone del proprio quotidiano e
pretendere, dalle Istituzioni, i diritti dovuti, contemporaneamente devono
impegnarsi per rendere il proprio “mondo piccolo”, come avrebbe detto
Guareschi, il luogo in cui l’esistenza si colora di vita e di gioia; il luogo
in cui poter manifestare il proprio sé in maniera contagiosa e coinvolgente. Se
non si comprende ciò, se non si cerca di diventare protagonisti della propria
vita, se non ci si impegna perché si possano creare momenti aggregativi ed
imitativi positivi, se non ci si pone nell’ottica di lasciare a chi verrà dopo
di noi un terreno fertile, arato e seminato, non si farà altro che lasciare
spazio e campo a coloro che, abbruttendo se stessi abbruttiscono anche tutto
ciò che li circonda creando quelle brutte leggende che portano alla cronaca, in
maniera negativa grandi aggregati di case e persone quali ad esempio lo ZEN,
Scampia, Quarto Oggiaro e tanti altri luoghi delle nostre città, piccole o
grandi che siano.
Comunque Le faccio i miei
migliori auguri per il Suo progetto che, senza dubbio, ha suscitato interesse
per il Suo impegno anche in virtù delle Sue competenze ed esperienze. Milano, nel
costruire la città metropolitana certamente dovrà affrontare questi temi
perché, paradossalmente, con questa realtà urbana si vedranno sorgere altre
periferie ma, anche, territori di mezzo, delle “non”periferie di cui, ora,
nemmeno immaginiamo lo spazio ed il futuro. Ma che, almeno “dentro”, ciascuno
si senta centro a se stesso…
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