Alla fine è morto. Pareva
immortale, ma è morto. Alfredo Di Stefano, detto “La Saeta Rubia” per la sua
capigliatura colorata e per la velocità con la quale attraversava il campo di
calcio. Elegante, dotato di grande visione di gioco, ambidestro, con ottimo
colpo di testa, immarcabile in quanto in continuo movimento, Di Stefano
rappresentava il motore delle squadre con le quali ha giocato. Il River Plate,
I Millionarios di Medellin, il grande Real Madrid, la squadra con la quale
entrò nella leggenda. Con accanto giocatori di prima grandezza con questa
squadra Di Stefano mise in campo l’ABC del calcio rendendo onore al gioco del calcio
in ogni stadio nel quale il Real Madrid entrò per giocare le sue partite.
Spesso si fanno paragoni e classifiche che umiliano questi grandi calciatori,
questi facitori di sogno che hanno attraversato il tempo rimanendo immortali.
Pelè, Cruiff, Maradona, Bobby Charlto, Garrincha, Meazza, Valentino e Sandro
Mazzola, Sivori, Charles, Van Basten, Beckembauer, Messi, Maradona, Best, Platini…tutti
in ordine sparso per non ingenerare confusioni, delusioni, conflitti, gelosie…Di
Stefano ha rappresentato il calcio nella sua più profonda essenza e,
certamente, paragonato ai calciatori odierni non vi è nessuna possibilità di
paragone. Un addio senza lacrime perchè la gioia che questo argentino di
origini italiane ha regalato agli appassionati del calcio è più grande e più
forte di ogni malinconia.
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