lunedì 15 dicembre 2014

Siam venuti a cantar Baggio...di nuovo...!

La seconda edizione di “Siam venuti a cantar Baggio…” ha dato lustro ad alcuni artisti che abitano il nostro quartiere. Un lustro di cui ben sappiamo da sempre ma che, spesso, rimane nascosto a cavallo tra varie e differenti situazioni ed opportunità di mettersi in mostra. Questa rassegna, che nella sua seconda edizione è stata supportata anche dal Consiglio di Zona 7, ha voluto sostenere la bellezza dell’arte che proviene dal basso e che cerca di portare questo valore all’attenzione di tanti appassionati di musica che sono intervenuti, in maniera massiccia, ad ascoltare le tre serate di musica.  Tre  serate  composte  da  gruppi  e  sonorità  completamente  tra  loro.  Vogliamo  scrivere queste  righe  per  ricordare  queste  tre  serate  e  segnalare  questi  artisti.  Senza  fare  la  cronaca filologica delle serate credo opportuno ricordare le caratteristiche artistiche di ciascuno degli artistiche si sono esibiti sul palco di Spazio Teatro 89.

Carlo Marinoni e Paola Odorico sono un duo affiatato e capace di spaziare su più versanti musicali. Paola con la sua versatilità vocale ed espressiva è sempre una garanzia ed accompagnato tutti i presenti in territori differenti tra loro quali la musica popolare, il folk americano, il blues, la musica popolare. Paola è non vedente ma tutto il suo deficit fisico si è riversato nelle sue straordinarie doti vocali e musicali tanto che riesce a ricordare e cantare centinaia di canzoni proponendole con una versatilità e passione davvero uniche nel suo genere ed il fido Marinoni è sempre a canto a sostenerla con chitarra, armonica e voce.

Paola Franzini, che si è esibita con Antonio Ferrario alla chitarra, è fine interprete di canzoni popolari milanesi ma, anche, di sue composizioni ricche di grazia e poesia. Paola non è una musicista professionista ma possiede una grande grazia e delicatezza nel proporre i brani che non è possibile non fare religioso silenzio quando canta per poter ascoltare con attenzione le liriche deliziose che Paola propone. Canta di Milano ma anche di Baggio e dei suoi luoghi e personaggi.

I Locking up project, con la partecipazione di Luciano Garofano (liutaio presso le Officine di Zoia) alla tromba, hanno costruito un set di grande tensione artistica, in particolare laddove si sono incamminati sulla strada dell’opera di Michel Petrucciani, indimenticato pianista jazz di origine francese. In particolare da segnalare la grande perizia strumentale della band “base” che, con piano elettrico, basso e batteria, hanno saputo catalizzare l’attenzione di tutto il pubblico con passaggi strumentali di grande pregio.   

Ancora jazz con Sexteth in the city, un ensemble di grande classe che ha fatto inoltrare il pubblico in standard del jazz cantati e suonati con modalità di grande classe e passione. Capitanati dal chitarrista elettrico Roberto Bassi, la band ha dato lustro ad tutta una serie di brani che non sono semplici da ascoltare ma una volta entrati nel giusto climax musicali se ne rimane attratti in maniera davvero indelebile. ,

The Insett bit band, sono un gruppo che si esprime sul filo della filologia Beatles in quanto rappresentano un ponte tra i nostri tempi e le canzoni, immortali, dei Beatles. Non si sbaglia mai quando la band è sul palco a suonare perché le atmosfere raccontate dalle canzoni proposte son davvero un beneficio per le orecchie e per l’animo. I Beatles sono un dono per l’umanità e come tali vanno preservati e raccontati come meglio possibile.     

Quando arriva sul palco il gruppo de Le Nuove Onde ci si chiede da quale mondo siano sbarcati….Tutti ben maturi nell’età ma con una carica di musicalità e rock da fare invidia. Eagles, Kinks, Elvis…con loro si ascoltano le musiche degli anni ’60 e ’70 con la passione che, spesso, anche artisti professionisti, si sognano. I ragazzi sono davvero bravi e riescono a trasmettere il desiderio di chiedere di non finire mai tanto il loro repertorio è vasto e gradevole.  

Il DUO the Flight è composto da Mario Cominotti al flauto, armonica e voce e Giulio Quario alla chitarra acustica. Un duo esplosivo che ha appassionato la platea con brani provenienti dall’epoca del rock progressivo. Genesis, Led Zeppelin, Jethro Tull…un mondo fatto di grandi suoni, affascinanti e suggestivi. Mario Cominotti è una sorta di deux ex machina che suona, canta, improvvisa, soffia nel flauto come un forsennato che sa che cosa vuole ottenere e suscitare nel pubblico. Un grande istrione che ha al suo fianco un chitarrista di grande spessore artistico com’è Giulio Quario. Un set, il loro, che riporta indietro le lancette della storia musicale del rock.   

Tante le figure di persone mature in questa rassegna. Ma anche il mondo giovanile è stato ben rappresentato. Il gruppo dei The Third wave è cresciuto dall’esibizione dello scorso febbraio ed ha proposto, una serie di brani originali. Il bravo Leonardo Viviani si è dimostrato ottimo front man cantando con grande naturalezza, nonostante la sua giovane età. Brani cantati in inglese e con suoni del rock anglosassone che spaziano dal punk ai suoni che ricordano le atmosfere dei DOORS. Una bella esibizione che ipoteca un buon futuro artistico per questi ragazzi. Sempre che decidano di proseguire in questa attività artistica.     



Buon ultimi il progetto Jethro Tull Benefit Tribute Band dove oltre che la presenza di Mario Cominotti e Giulio Quario segnaliamo quella di uno spettacolare chitarrista qual è Walter Marocchi che con la sua Gibson elettrica ci ha ricordato le belle atmosfere chitarristiche dei brani dei Jethro Tull e del suo storico chitarrista, Martin Barre. Il gruppo inglese si è sciolto dopo ben 46 anni di carriera ed ascoltare i loro brani con questo tipo di riscontro è davvero interessante e fa arrivare un po’ di nostalgia da parte del pubblico. Una esibizione esplosiva la loro che ha chiuso in bellezza una rassegna di grande livello artistico e culturale. Oltre che relazionale e sociale. Ma l’esperienza non finisce qui perchè quando si comincia a lavorare insieme sorgono spontanee idee ed opportunità. Viene voglia di condividere altre situazioni magari immaginate ma mai pensate come possibilità di concreta realizzazione. Come si suol dire l’appetito vien…suonando. La storia continua…

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