Sperando di non recarvi noia e parafrasando il grande vate di Pavàna, Francesco Guccini, possiamo legittimamente dire che un altro anno è andato. Un altro anno difficile che a Milano ha visto forti polemiche per la decisione di proseguire con le opere della M4 un’opera costosa ma comunque fondamentale per il trasporto urbano e per la limitazione dell’inquinamento atmosferico. Una decisione difficile anche per le questioni legate al taglio di centinaia di alberi ma alla fine si è deciso per andare avanti.
I costi sono notevoli ma ci auguriamo che la città, come già avvenuto con le altre reti della metropolitana, alla fine ce la farà. E’ stato l’anno dell’apertura di Expo e della fine delle polemiche legate all’evento. Ora questo è in marci e i risultati si vedranno alla fine al di là delle proprie opinioni personali. Da parte mia ho operato già nel 2011 con una mozione votata dal consiglio comunale affinchè si operasse per dare alla manifestazione una visione dei popoli del mondo e che i temi fossero costantemente focalizzati sulla sobrietà e sulla difesa della terra e non di altri interessi. Il timore che ho sempre avuto, al di là degli interessi economici, è che questa kermesse non diventasse un enorme baraccone i cui temi fondanti venissero nascosti da altri interessi. Ma questo lo vedremo alla fine. Così come alla fine si dovrà decidere per la sistemazione finale dell’area ad oggi ancora non chiara. Questa destinazione finale deve essere decisa in tempi brevi perchè l’area, ora infrastrutturata, ha un importante valore economico ed il Comune di Milano deve mettere a reddito quanto di sua proprietà per rientrare nei costi sostenuti. Un’impresa non semplice visti i tempi in cui siamo collocati.
Per quanto riguarda sempre Expo segnalo che con
un mio ordine del giorno si è bloccato il percorso delle vie d’acqua a sud evitando,
quindi, che vi fosse l’attraversamento dei parchi cittadini. Nell’ordine del
giorno, inoltre, ho richiesto che quanto risparmiato venga utilizzato per gli
interventi pro Seveso, per le bonifiche in area Bonola e per interventi nel
parco delle cave. L’amministrazione comunale interpellata più volte a riguardo
ha confermato questo indirizzo nei confronti della società Expo. L’altro punto
rovente dei mesi scorsi è stata certamente la questione delle piene del Seveso
e del Lambro che tanto hanno messo in allarme la città ma, soprattutto, creato
danni importanti a molte strade, a cittadini, a negozi. Finalmente, anche
grazie alla spinta del Comune, si è definito,con Governo e Regione un paino di
azione per la costruzione di alcune vasche di laminazione che a nord di Milano
garantiranno l’assorbimento dell’acqua del Seveso in caso di esondazioni. Oltre
a ciò è in corso un’azione di riqualificazione del percorso sotterraneo del
fiume all’interno della città. Tra l’altro parlando di acque non si può non
ricordare il grande lavoro svolto per la riqualificazione della Darsena e di
Piazza XXIV Maggio che e l’area di piazza XXV Aprile in completo disordine ed in
situazione di incuria. Adesso la Darsena riqualificata è uno spazio di
socializzazione importante per la città. L’altro aspetto “acquatico” è quello
relativo alla richiesta di riaprire i Navigli. Un progetto affascinante che,
però, si scontra con un costo previsto di circa 150 milioni di Euro (oltre che
con questioni di ordine pratico legato allo stravolgimento della città.
Questi
denari, che non sono certamente pochi, li destinerei, invece, alla
riqualificazione di quante più case comunali possibile vista la necessità
enorme di abitazione da parte di coloro che ne sono in attesa (oltre 23 mila
tra singoli e nuclei famigliari). Un numero di persone, queste, che non può più
aspettare. Su questo fronte, tra l’altro, il Comune ha deciso (come a suo tempo
suggerito anche dal sottoscritto) di trasferire la gestione delle proprie
residenze pubbliche a Metropolitana Milanese che ha preso in carico circa 30
mila tra abitazioni, negozi e box cercando, in tal modo, di fare dimenticare la
pessima gestione di ALER che oggi si ritrova ancora in pieno disastro
finanziario nonostante le parole rassicuranti di Maroni e dell’assessore
regionale Sala. Milano ha visto lo scorso anno iniziare e terminare i lavori di
riqualificazione della Galleria Vittorio Emanuele restituita alla città nel suo
vestito originario. Un’impresa, questa, diventata fattibile anche grazie alla
partnership con alcune case di moda presenti in Galleria.
Sempre nel corso dello scorso è partito il progetto di
riqualificazione di venti scuole milanesi con la bonifica dall’amianto o il
loro completo rifacimento. Un lavoro imponente per circa 220 milioni di euro ma
che non poteva più essere differito in quanto alcune scuole, costruite per
durare 15/20 anni erano operative da circa 40/50. Un lavoro, quindi,
evidentemente indifferibile in quanto rimasto nel cassetto delle precedenti
giunte comunali per troppo tempo…Altro importante intervento è quello pensato e
messo in opera per la riqualificazione del Teatro Lirico, gioiello dell’architetto
Piermarini che, dopo varie vicissitudini dovute anche alla presenza imprevista
di amianto è ora in fase di ripresa per poter essere condotto a compimento nel
giro di due anni.
Facendo un rapido ritorno sui passi di Expo è bene ricordare
che il giorno dell’inaugurazione della manifestazione Milano è stata
attraversata da un corteo di facinorosi che hanno spaccato ed incendiato quanto
hanno trovato davanti a sé. Un becero trionfo dell’irresponsabilità e non,
certamente, di un presunto e rivendicato pensiero critico. La manifestazione del
giorno seguente ha dimostrato quanto la città possa dire di possedere un grande
senso civico a dispetto delle varie Cassandre sempre pronte a denigrarla. Al
Sindaco, quel giorno, è stato chiesto di rimanere e di ricandidarsi per il
prossimo impegno elettorale ma lui, è rimasto fermo sulle sue decisioni prese,
certamente pensandole ma all’insaputa degli stessi componenti la Giunta, in una
domenica di marzo con annuncio in una conferenza stampa decisa in tempi brevi.
Un colpo molto duro che, ancora, non è stato metabolizzato viste le continue
richieste di ripensarci ricevute anche dal capo del Governo.
Per quanto riguarda il Bilancio quest’anno non ci sono state
barricate di particolare importanza da parte dell’opposizione anche perchè con
i numeri finanziari risicati non era possibile fare grandi spostamenti di
risorse tra i vari capitoli di spesa mentre con i circa 52 milioni di euro
ricavati dalla vendita del 5% delle azioni di A2A si è ricevuta linfa vitale per
la messa in opera
di cantieri necessari alla città.
Un
grande lavoro di assistenza si è poi manifestato nell'affrontare
l'emergenza profughi che in particolar modo sono giunti dalla Sira e
da'Eritrea. Un esodo che la città con grande difficoltà è riuscita
comunque a gestire.
Ricordo, inoltre, che con la città metropolitana, ancora una
grande sconosciuta per la maggioranza dei cittadini, si dovrà dare vita al
decentramento cittadino. Un intervento, questo, di grande importanza per l’amministrazione
dei quartieri cittadini. Un intervento atteso da decenni e, finalmente, in via
di realizzazione. Attualmente si è dato il via alla modifica dello Statuto
cittadino e poi si opererà per la redazione del regolamento del decentramento
che diverrà municipalità. Le aspettative sono davvero molte ma il lavoro è
iniziato e con questa consigliatura, come promesso, il decentramento cittadino
diventerà realtà. Nell’ambito della città metropolitana con la prossima
consigliatura si dovrà mettere mano a varie questioni inderogabili per il buon
funzionamento del sistema. Viabilità sistema delle acque, scuole, tariffe, ambiente,
anche sanità, dovranno diventare oggetto di lavoro importante per creare
davvero una città che abbia Milano come suo fulcro ma che sia un reticolo forte
di scelte condivise. Nel campo ambientale, tra l’altro, grande attenzione andrà
riversata sul Parco Agricolo Sud Milano, di cui sono Vice Presidente. Un grande
polmone verde ed ambientale ma, soprattutto, grande opportunità di sviluppo di
economia agricola e turismo che deve essere sempre più difeso e sviluppato con
risorse ad hoc e, soprattutto, senza velleità di conquista da parte della
Regione. .
Per andare più vicino a quanto di pertinenza della mia zona,
segnalo vari interventi che ho seguito direttamente (alcuni sono monitorati da
vari anni) di cui si può avere una lista aggiornata sul link del mio blog)
quali quello per salvaguardare la didattica della Scuola San Giusto, i lavori
per la riqualificazione della cascina Linterno, la sicurezza all’interno del
Parco delle cave, la sicurezza nei vari quartieri della zona 7, interventi sul
tema dell’abitare e sulla riqualificazione di Via Quarti, la richiesta,
nuovamente, di portare il teleriscaldamento a Figino, le varie sollecitazioni
per riqualificare l’immobile dell’Istituto ex Marchiondi e quello delle ex
scuderie De Montel, la salvaguardia dei trasporti pubblici a Baggio ed a Figino,
la riqualificazione del centro giovani di via Lammennais oltre ad innumerevoli
interventi di natura culturale e musicale in quel Baggio. Mi sono inoltre
impegnato per una buona gestione dei cimiteri e dei forni di cremazione dei
defunti in quel di Lambrate. Ho inoltre
continuato l’intervento per evitare la bretella stradale da Malpensa fino a
Muggiano così come ho chiesto, con una mozione, che il governo destini al
trasporto pubblico locale milanese gli stessi soldi che sta investendo per i
privati proprietari dell’autostrada BreBeMi, ulteriore monumento allo spreco di
denaro, privato e pubblico. Ho inoltre chiesto che i negozi sfitti da tempo e posti
ai piedi dei palazzi di proprietà comunali, vengano utilizzati da associazioni
e quant’altri a canone di favore affinchè possano essere elemento di rivitalizzazione di alcuni luoghi della
città. Sono sicuro di dimenticarmi tanti altri intervento messi in campo ma sul
link del blog è possibile recuperare “qualcosa”….
Vado a
chiudere proponendo una riflessione sul tema delle cosiddette “periferie”. Mi
piace pensare che un giorno la parola “periferia” venga utilizzata solo in situazioni
nei quali non vi siano contestualizzate anche persone. Già, perchè spesso a
sentire parlare di periferie ci si cala immediatamente in un ambito di contesto
“naturalmente” degradato. Questo non è
accettabile per la dignità ed il rispetto delle persone che abitano in luoghi
lessicalmente maltrattati. Credo che sia venuto il momento di fare il punto su
questo tema ed è necessario fare una distinzione su questo argomento e definire
i termini di Identità e Quartieri cittadini. Io, che sono nato e risiedo a
Baggio, ritengo di essere inserito nel miglior contesto possibile di questa
città e, quindi, non mi sento di vivere in periferia. Meglio, non mi sento
soggetto periferico. Perchè a forza di utilizzare la parola “periferia” non si
fa altro che porre, a chi in questi ambiti vive, lavora, fa crescere i propri
figli, lo stigma del “periferico” immettendo, quindi, una sorta di virus che
porrebbe questi cittadini “malcapitati” in una sorta di minus valenza
esistenziale rispetto a coloro che, invece, vivono nel centro cittadino. A
parte che il centro cittadino è, da anni, sempre più disabitato dalla gente
“normale” e “presieduto” da chi può permettersi affitti e/o proprietà di
importante peso economico, il concetto di periferia deve essere abbandonato per
portare alla sua giusta luce quello dell’identità dei quartieri cittadini.
Come
noto dal 1923, con l’accorpamento dei quartieri limitrofi alla città (veri e
propri paesi come, ad esempio, Baggio), si è creata la grande Milano in quanto
la precedente città altro non era che un grosso paesone (così come oggi è
rispetto ad altre grandi metropoli europee…basti pensare a Parigi, Berlino,
Londra, Madrid…). Ma il regime fascista certamente non poteva accettare che la
sua culla fosse una “piccola città”. Questi antichi borghi, però, hanno quasi
tutti mantenuto una loro fisionomia, dei punti centrali, degli ambiti
attrattivi, dei luoghi di aggregazione naturali e/o che, pur variando nel
tempo, non si sono mai allontanati troppo dal proprio centro. Ed è proprio a
questo centro che è necessario ritornare. Se, purtroppo, l’architettura e la
pianificazione urbanistica dal dopoguerra fino ai primi anni ’90, ha confuso le
tracce sul sentiero dell’identificazione dei centri e dei luoghi
storico-simbolici di questi borghi, ora è giunto il momento, anche grazie alla
potenzialità di trasformazione offerta dalla città metropolitana, ripensare la
città cercando di costruire una mentalità residenziale che stimoli la presa di
coscienza dei residenti dell’importanza del luogo in cui risiedono. Che li
aiuti a “guardarsi attorno” cercando di scoprire quali sono, possono essere o
diventare, i loro punti di riferimento all’interno dei luoghi in cui risiedono.
A
questo proposito ricordo che molti vecchi baggesi ancora oggi dicono, quando si
indirizzano verso il centro città che “vanno a Milano”, rendendo così manifesta
la loro appartenenza ad un luogo che non è periferico ma è il loro “centro di
gravità permanente” per citare il grande maestro Battiato (che proprio a
Baggio, nel 1973, tenne un bellissimo concerto. Ma questa è un’altra storia…).
Luoghi come Crescenzago, Gorla, Precotto, Lambrate, Quarto Cagnino, Quinto
Romano, Ortica, Rogoredo, Muggiano, Isola, Bruzzano, Comasina, Lampugnano, QT8,
Porta Genova, Porta Ticinese, Casoretto, Chiaravalle, Certosa, Musocco, Trenno,
Stadera, Figino, Villapizzone, San Siro, e tanti altri…possiedono delle
caratteristiche uniche ed inconfondibili e alcune di tali realtà urbanistiche
non possono essere relegate ad una perifericità solo perché distanti dalla
città ma devono sentirsi parte attiva di se stesse, capaci d’essere generatrici
di proposte per i propri residenti, capaci di trasformare i luoghi della
residenza negli spazi del vissuto.
La
città (intesa come amministrazioni), nel tempo, ha fatto di tutto per non
riuscire a superare l’ansia da prestazione che doveva rendere il suo centro
l’anima della città non rendendosi conto, per rimanere nel metafisico, che
l’anima non può esistere senza il corpo e viceversa. Pertanto la costruenda città
metropolitana avrà ancor di più un senso compiuto se saprà cogliere
l’opportunità di dare ai suoi quartieri, storici o recenti, quella naturale
libertà di autogestione amministrativa (leggi Decentamento o Municipi) che
“obblighi i cittadini a prendersi cura dei luoghi in cui si vive in maniera
fattiva, efficace, diretta senza mugugni e/o evitando di pietire interventi
centrali(stici) a soluzione dei propri esclusivi problemi facendo in modo,
quindi, che vi sia quasi una sorta di obbligo a guardarsi attorno, comprendere
quali sono i problemi prioritari e, rimboccandosi le maniche, mettersi alla
ricerca di motivazioni, soluzioni, risorse per risolverli ed imparando a fare
politica nel modo migliore possibile e cioè non solo per la propria “parte” ma
per la collettività.
Certamente rispettando i ruoli e le impostazioni delle
proprie “visioni” ma, al contempo, ricordando in maniera chiara e sincera a se
stessi che i politici, le amministrazioni, i progetti, le ambizioni passano ma
la città, nella sua essenza ed integrità rimane. E con essa la necessità di
futuro. Anche per questo è necessario abbandonare il termine “periferia” e
ritornare al vecchio termine “quartiere cittadino”. Più circoscritto, ma con un
confine capace di comunicare e mai separare. La strada, di questi tempi, è
certamente in salita, ma guai a non avere il coraggio di percorrerla. I tempi
sono difficili ma è proprio nella difficoltà che si può scoprire il senso della
sfida e della voglia di superarla. Importante è non rimanere vincolati in un “io”
sterile e senza futuro ma immergendosi in un benefico bagno di comunità e di
relazioni solidali di cui abbiamo disperato bisogno.
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