mercoledì 12 agosto 2015

Resoconto istituzionale 2014 - 2015

Sperando di non recarvi noia e parafrasando il grande vate di Pavàna, Francesco Guccini, possiamo legittimamente dire che un altro anno è andato. Un altro anno difficile che a Milano ha visto forti polemiche per la decisione di proseguire con le opere della M4 un’opera costosa ma comunque fondamentale per il trasporto urbano e per la limitazione dell’inquinamento atmosferico. Una decisione difficile anche per le questioni legate al taglio di centinaia di alberi ma alla fine si è deciso per andare avanti.

I costi sono notevoli ma ci auguriamo che la città, come già avvenuto con le altre reti della metropolitana, alla fine ce la farà. E’ stato l’anno dell’apertura di Expo e della fine delle polemiche legate all’evento. Ora questo è in marci e i risultati si vedranno alla fine al di là delle proprie opinioni personali. Da parte mia ho operato già nel 2011 con una mozione votata dal consiglio comunale affinchè si operasse per dare alla manifestazione una visione dei popoli del mondo e che i temi fossero costantemente focalizzati sulla sobrietà e sulla difesa della terra e non di altri interessi. Il timore che ho sempre avuto, al di là degli interessi economici, è che questa kermesse non diventasse un enorme baraccone i cui temi fondanti venissero nascosti da altri interessi. Ma questo lo vedremo alla fine. Così come alla fine si dovrà decidere per la sistemazione finale dell’area ad oggi ancora non chiara. Questa destinazione finale deve essere decisa in tempi brevi perchè l’area, ora infrastrutturata, ha un importante valore economico ed il Comune di Milano deve mettere a reddito quanto di sua proprietà per rientrare nei costi sostenuti. Un’impresa non semplice visti i tempi in cui siamo collocati. 

Per quanto riguarda sempre Expo segnalo che con un mio ordine del giorno si è bloccato il percorso delle vie d’acqua a sud evitando, quindi, che vi fosse l’attraversamento dei parchi cittadini. Nell’ordine del giorno, inoltre, ho richiesto che quanto risparmiato venga utilizzato per gli interventi pro Seveso, per le bonifiche in area Bonola e per interventi nel parco delle cave. L’amministrazione comunale interpellata più volte a riguardo ha confermato questo indirizzo nei confronti della società Expo. L’altro punto rovente dei mesi scorsi è stata certamente la questione delle piene del Seveso e del Lambro che tanto hanno messo in allarme la città ma, soprattutto, creato danni importanti a molte strade, a cittadini, a negozi. Finalmente, anche grazie alla spinta del Comune, si è definito,con Governo e Regione un paino di azione per la costruzione di alcune vasche di laminazione che a nord di Milano garantiranno l’assorbimento dell’acqua del Seveso in caso di esondazioni. Oltre a ciò è in corso un’azione di riqualificazione del percorso sotterraneo del fiume all’interno della città. Tra l’altro parlando di acque non si può non ricordare il grande lavoro svolto per la riqualificazione della Darsena e di Piazza XXIV Maggio che e l’area di piazza XXV Aprile in completo disordine ed in situazione di incuria. Adesso la Darsena riqualificata è uno spazio di socializzazione importante per la città. L’altro aspetto “acquatico” è quello relativo alla richiesta di riaprire i Navigli. Un progetto affascinante che, però, si scontra con un costo previsto di circa 150 milioni di Euro (oltre che con questioni di ordine pratico legato allo stravolgimento della città. 

Questi denari, che non sono certamente pochi, li destinerei, invece, alla riqualificazione di quante più case comunali possibile vista la necessità enorme di abitazione da parte di coloro che ne sono in attesa (oltre 23 mila tra singoli e nuclei famigliari). Un numero di persone, queste, che non può più aspettare. Su questo fronte, tra l’altro, il Comune ha deciso (come a suo tempo suggerito anche dal sottoscritto) di trasferire la gestione delle proprie residenze pubbliche a Metropolitana Milanese che ha preso in carico circa 30 mila tra abitazioni, negozi e box cercando, in tal modo, di fare dimenticare la pessima gestione di ALER che oggi si ritrova ancora in pieno disastro finanziario nonostante le parole rassicuranti di Maroni e dell’assessore regionale Sala. Milano ha visto lo scorso anno iniziare e terminare i lavori di riqualificazione della Galleria Vittorio Emanuele restituita alla città nel suo vestito originario. Un’impresa, questa, diventata fattibile anche grazie alla partnership con alcune case di moda presenti in Galleria.
Sempre nel corso dello scorso è partito il progetto di riqualificazione di venti scuole milanesi con la bonifica dall’amianto o il loro completo rifacimento. Un lavoro imponente per circa 220 milioni di euro ma che non poteva più essere differito in quanto alcune scuole, costruite per durare 15/20 anni erano operative da circa 40/50. Un lavoro, quindi, evidentemente indifferibile in quanto rimasto nel cassetto delle precedenti giunte comunali per troppo tempo…Altro importante intervento è quello pensato e messo in opera per la riqualificazione del Teatro Lirico, gioiello dell’architetto Piermarini che, dopo varie vicissitudini dovute anche alla presenza imprevista di amianto è ora in fase di ripresa per poter essere condotto a compimento nel giro di due anni.

Facendo un rapido ritorno sui passi di Expo è bene ricordare che il giorno dell’inaugurazione della manifestazione Milano è stata attraversata da un corteo di facinorosi che hanno spaccato ed incendiato quanto hanno trovato davanti a sé. Un becero trionfo dell’irresponsabilità e non, certamente, di un presunto e rivendicato pensiero critico. La manifestazione del giorno seguente ha dimostrato quanto la città possa dire di possedere un grande senso civico a dispetto delle varie Cassandre sempre pronte a denigrarla. Al Sindaco, quel giorno, è stato chiesto di rimanere e di ricandidarsi per il prossimo impegno elettorale ma lui, è rimasto fermo sulle sue decisioni prese, certamente pensandole ma all’insaputa degli stessi componenti la Giunta, in una domenica di marzo con annuncio in una conferenza stampa decisa in tempi brevi. Un colpo molto duro che, ancora, non è stato metabolizzato viste le continue richieste di ripensarci ricevute anche dal capo del Governo.

Per quanto riguarda il Bilancio quest’anno non ci sono state barricate di particolare importanza da parte dell’opposizione anche perchè con i numeri finanziari risicati non era possibile fare grandi spostamenti di risorse tra i vari capitoli di spesa mentre con i circa 52 milioni di euro ricavati dalla vendita del 5% delle azioni di A2A si è ricevuta linfa vitale per la messa in opera
di cantieri necessari alla città.

Un grande lavoro di assistenza si è poi manifestato nell'affrontare l'emergenza profughi che in particolar modo sono giunti dalla Sira e da'Eritrea. Un esodo che la città con grande difficoltà è riuscita comunque a gestire.  

Ricordo, inoltre, che con la città metropolitana, ancora una grande sconosciuta per la maggioranza dei cittadini, si dovrà dare vita al decentramento cittadino. Un intervento, questo, di grande importanza per l’amministrazione dei quartieri cittadini. Un intervento atteso da decenni e, finalmente, in via di realizzazione. Attualmente si è dato il via alla modifica dello Statuto cittadino e poi si opererà per la redazione del regolamento del decentramento che diverrà municipalità. Le aspettative sono davvero molte ma il lavoro è iniziato e con questa consigliatura, come promesso, il decentramento cittadino diventerà realtà. Nell’ambito della città metropolitana con la prossima consigliatura si dovrà mettere mano a varie questioni inderogabili per il buon funzionamento del sistema. Viabilità sistema delle acque, scuole, tariffe, ambiente, anche sanità, dovranno diventare oggetto di lavoro importante per creare davvero una città che abbia Milano come suo fulcro ma che sia un reticolo forte di scelte condivise. Nel campo ambientale, tra l’altro, grande attenzione andrà riversata sul Parco Agricolo Sud Milano, di cui sono Vice Presidente. Un grande polmone verde ed ambientale ma, soprattutto, grande opportunità di sviluppo di economia agricola e turismo che deve essere sempre più difeso e sviluppato con risorse ad hoc e, soprattutto, senza velleità di conquista da parte della Regione. .     
Per andare più vicino a quanto di pertinenza della mia zona, segnalo vari interventi che ho seguito direttamente (alcuni sono monitorati da vari anni) di cui si può avere una lista aggiornata sul link del mio blog) quali quello per salvaguardare la didattica della Scuola San Giusto, i lavori per la riqualificazione della cascina Linterno, la sicurezza all’interno del Parco delle cave, la sicurezza nei vari quartieri della zona 7, interventi sul tema dell’abitare e sulla riqualificazione di Via Quarti, la richiesta, nuovamente, di portare il teleriscaldamento a Figino, le varie sollecitazioni per riqualificare l’immobile dell’Istituto ex Marchiondi e quello delle ex scuderie De Montel, la salvaguardia dei trasporti pubblici a Baggio ed a Figino, la riqualificazione del centro giovani di via Lammennais oltre ad innumerevoli interventi di natura culturale e musicale in quel Baggio. Mi sono inoltre impegnato per una buona gestione dei cimiteri e dei forni di cremazione dei defunti in quel di  Lambrate. Ho inoltre continuato l’intervento per evitare la bretella stradale da Malpensa fino a Muggiano così come ho chiesto, con una mozione, che il governo destini al trasporto pubblico locale milanese gli stessi soldi che sta investendo per i privati proprietari dell’autostrada BreBeMi, ulteriore monumento allo spreco di denaro, privato e pubblico. Ho inoltre chiesto che i negozi sfitti da tempo e posti ai piedi dei palazzi di proprietà comunali, vengano utilizzati da associazioni e quant’altri a canone di favore affinchè possano essere elemento  di rivitalizzazione di alcuni luoghi della città. Sono sicuro di dimenticarmi tanti altri intervento messi in campo ma sul link del blog è possibile recuperare “qualcosa”….         

Vado a chiudere proponendo una riflessione sul tema delle cosiddette “periferie”. Mi piace pensare che un giorno la parola “periferia” venga utilizzata solo in situazioni nei quali non vi siano contestualizzate anche persone. Già, perchè spesso a sentire parlare di periferie ci si cala immediatamente in un ambito di contesto “naturalmente” degradato.  Questo non è accettabile per la dignità ed il rispetto delle persone che abitano in luoghi lessicalmente maltrattati. Credo che sia venuto il momento di fare il punto su questo tema ed è necessario fare una distinzione su questo argomento e definire i termini di Identità e Quartieri cittadini. Io, che sono nato e risiedo a Baggio, ritengo di essere inserito nel miglior contesto possibile di questa città e, quindi, non mi sento di vivere in periferia. Meglio, non mi sento soggetto periferico. Perchè a forza di utilizzare la parola “periferia” non si fa altro che porre, a chi in questi ambiti vive, lavora, fa crescere i propri figli, lo stigma del “periferico” immettendo, quindi, una sorta di virus che porrebbe questi cittadini “malcapitati” in una sorta di minus valenza esistenziale rispetto a coloro che, invece, vivono nel centro cittadino. A parte che il centro cittadino è, da anni, sempre più disabitato dalla gente “normale” e “presieduto” da chi può permettersi affitti e/o proprietà di importante peso economico, il concetto di periferia deve essere abbandonato per portare alla sua giusta luce quello dell’identità dei quartieri cittadini.

Come noto dal 1923, con l’accorpamento dei quartieri limitrofi alla città (veri e propri paesi come, ad esempio, Baggio), si è creata la grande Milano in quanto la precedente città altro non era che un grosso paesone (così come oggi è rispetto ad altre grandi metropoli europee…basti pensare a Parigi, Berlino, Londra, Madrid…). Ma il regime fascista certamente non poteva accettare che la sua culla fosse una “piccola città”. Questi antichi borghi, però, hanno quasi tutti mantenuto una loro fisionomia, dei punti centrali, degli ambiti attrattivi, dei luoghi di aggregazione naturali e/o che, pur variando nel tempo, non si sono mai allontanati troppo dal proprio centro. Ed è proprio a questo centro che è necessario ritornare. Se, purtroppo, l’architettura e la pianificazione urbanistica dal dopoguerra fino ai primi anni ’90, ha confuso le tracce sul sentiero dell’identificazione dei centri e dei luoghi storico-simbolici di questi borghi, ora è giunto il momento, anche grazie alla potenzialità di trasformazione offerta dalla città metropolitana, ripensare la città cercando di costruire una mentalità residenziale che stimoli la presa di coscienza dei residenti dell’importanza del luogo in cui risiedono. Che li aiuti a “guardarsi attorno” cercando di scoprire quali sono, possono essere o diventare, i loro punti di riferimento all’interno dei luoghi in cui risiedono.

A questo proposito ricordo che molti vecchi baggesi ancora oggi dicono, quando si indirizzano verso il centro città che “vanno a Milano”, rendendo così manifesta la loro appartenenza ad un luogo che non è periferico ma è il loro “centro di gravità permanente” per citare il grande maestro Battiato (che proprio a Baggio, nel 1973, tenne un bellissimo concerto. Ma questa è un’altra storia…). Luoghi come Crescenzago, Gorla, Precotto, Lambrate, Quarto Cagnino, Quinto Romano, Ortica, Rogoredo, Muggiano, Isola, Bruzzano, Comasina, Lampugnano, QT8, Porta Genova, Porta Ticinese, Casoretto, Chiaravalle, Certosa, Musocco, Trenno, Stadera, Figino, Villapizzone, San Siro, e tanti altri…possiedono delle caratteristiche uniche ed inconfondibili e alcune di tali realtà urbanistiche non possono essere relegate ad una perifericità solo perché distanti dalla città ma devono sentirsi parte attiva di se stesse, capaci d’essere generatrici di proposte per i propri residenti, capaci di trasformare i luoghi della residenza negli spazi del vissuto.
I problemi nei quartieri cittadini spesso nascono perché in parte vi è una difficoltà da parte delle Istituzioni ad avere il pieno controllo delle situazioni difficili nel loro stato nascente (ed in futuro, se persisterà la situazione economica attuale il problema non potrà che continuare) ma anche perchè i residenti stessi fanno spesso fatica a dare senso ai luoghi di appartenenza ed alla loro storia lasciandosi afferrare da una sorta di disinteresse sociale salvo intervenire, in maniera spot, in caso di qualche particolare situazione (costruzione di manufatto, strada, evento non gradito etc.) ma non coltivando la cura dell’impegno e della passione della vita nel proprio quartiere. Baggio, come tanti altri quartieri cittadini, ha una sua identità ed è sulle relazioni che questa può mantenersi o modificarsi, in positivo, a favore dei suoi residenti. Baggio (come tanti altri quartieri cittadini), grazie alle sue parrocchie, agli oratori alle tante associazioni presenti e persone di buona volontà riesce, a mantenere viva la sua identità e questo è un valore per la città intera.
La città (intesa come amministrazioni), nel tempo, ha fatto di tutto per non riuscire a superare l’ansia da prestazione che doveva rendere il suo centro l’anima della città non rendendosi conto, per rimanere nel metafisico, che l’anima non può esistere senza il corpo e viceversa. Pertanto la costruenda città metropolitana avrà ancor di più un senso compiuto se saprà cogliere l’opportunità di dare ai suoi quartieri, storici o recenti, quella naturale libertà di autogestione amministrativa (leggi Decentamento o Municipi) che “obblighi i cittadini a prendersi cura dei luoghi in cui si vive in maniera fattiva, efficace, diretta senza mugugni e/o evitando di pietire interventi centrali(stici) a soluzione dei propri esclusivi problemi facendo in modo, quindi, che vi sia quasi una sorta di obbligo a guardarsi attorno, comprendere quali sono i problemi prioritari e, rimboccandosi le maniche, mettersi alla ricerca di motivazioni, soluzioni, risorse per risolverli ed imparando a fare politica nel modo migliore possibile e cioè non solo per la propria “parte” ma per la collettività. 

Certamente rispettando i ruoli e le impostazioni delle proprie “visioni” ma, al contempo, ricordando in maniera chiara e sincera a se stessi che i politici, le amministrazioni, i progetti, le ambizioni passano ma la città, nella sua essenza ed integrità rimane. E con essa la necessità di futuro. Anche per questo è necessario abbandonare il termine “periferia” e ritornare al vecchio termine “quartiere cittadino”. Più circoscritto, ma con un confine capace di comunicare e mai separare. La strada, di questi tempi, è certamente in salita, ma guai a non avere il coraggio di percorrerla. I tempi sono difficili ma è proprio nella difficoltà che si può scoprire il senso della sfida e della voglia di superarla. Importante è non rimanere vincolati in un “io” sterile e senza futuro ma immergendosi in un benefico bagno di comunità e di relazioni solidali di cui abbiamo disperato bisogno.

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