giovedì 17 marzo 2016

Case popolari...o "cà dei lauradur" come diceva la mia amica Marina...


Case popolari, da sempre un ambito di grande “sofferenza”


Milano, con le sue oltre 70 mila residenze pubbliche è, da sempre, una sorta di laboratorio dal quale verificare la capacità dell’ente pubblico di gestire in maniera oculata e proficua il bene immobiliare. Non è un tema semplice quello della gestione delle residenze ERP ma, certamente, la dimensione quantitativa dei beni rende evidenti l’importanza del tema. Come noto ALER gestiva, oltre che il suo patrimonio, anche quello del Comune in virtù di una convenzione firmata con il Comune di Milano nel 2009. Dal 1° Dicembre del 2014, invece, tale gestione è passata nella responsabilità della  società Metropolitana Milanese (partecipata al 100%dal Comune) che ha aperto quattro sedi sul territorio cittadino al fine di poter essere contattabile in maniera adeguata da tutti gli inquilini milanesi che abitano nelle case del Comune. Molti i problemi che vivono i grandi complessi immobiliari pubblici però con la nuova gestione, almeno per quanto riguarda le proprietà comunali, qualcosa di positivo si è manifestato. Le occupazioni abusive sono passate
dal 1420 a 1.1140. Certamente ancora molte ma rapportate ai circa 29 mila alloggi di proprietà si tratta di circa il 4% sul totale. Forse potremmo dire che è un dato fisiologico ma non è sufficiente in quanto molti abusivi sono certamente “professionisti” del tema mentre altri lo sono per causa di forza maggiore. Che non li giustifica ma che, certamente, aprono una necessaria riflessione sul diritto alla casa e sulla difficoltà di sanare il gap di circa 22 mila famiglie/singoli ancora in lista d’attesa (ricordano, comunque, che le assegnazioni avvengono per disposizione regionale). Poi vi è un altro tasto dolente che riguarda gli alloggi da ristrutturare che sono circa 5 mila e che secondo il programma di MM dovrebbero essere restituiti alla locazione entro 8 anni. Nella ristrutturazione sono da considerare anche i costi per la messa a norma degli impianti che, in taluni complessi popolari sono davvero vetusti. Considerando un costo medio di ristrutturazione di circa 20 mila euro per alloggio si arriva subito a verificare che lo stanziamento previsto si aggira sui 100 milioni di euro. Non tantissimi, forse, ma con le ristrettezze del momento, si tratta di cifre importanti. E su questo importo mi permetto di affermare che preferirei spendere questo importo a favore delle case popolari piuttosto che 150 milioni previsti dallo studio per la riapertura dei Navigli). Altra questione delicata è quella della morosità che si suddivide in due differenti filoni: colpevole (chi non paga per abitudine) ed incolpevole (chi non paga per situazioni non dipendenti dalla sua volontà). La percentuale ad oggi dei morosi è pari al 19% di quelli seriali (coloro che non pagano per propria volontà) mentre il 27% paga saltuariamente (in questa percentuali sono collocati i morosi incolpevoli). Coloro che pagano regolarmente l’affitto è il 54% degli inquilini. Come si può vedere una percentuale molto bassa. E’ chiaro, tra l’altro, che coloro che non pagano l’affitto non hanno certamente cura dell’ambiente in cui vivono e, spesso, i vandalismi che rovinano scale, ascensori, parti comuni, cantine etc. sono a loro ascrivibili ed i costi di manutenzione ricadono, poi, a carico di coloro che pagano regolarmente. La situazione è chiaramente incancrenita da anni in cui alle parole non sono seguiti i fatti e l’inizio del degrado è certamente ascrivibile a scelte ed azioni che le amministrazioni hanno fatto agli inizi degli anni ’80 tra le quali seaca gnaliamo l’eliminazione delle portinerie e relativo presidio nei quartieri, lavori di manutenzione non controllati, appalti in odore di “combine”, occupazioni abusive tollerate quando non agevolate da chi ne aveva interesse, contratti trasferiti a chi non ne aveva diritto etc. Insomma, è chiaro che è mancato il controllo per una corretta gestione del bene pubblico che si è degradato sempre più. Ora il tentativo è quello di invertire il trend cercando di superare le situazioni che la cronaca ci restituisce impietosamente. Ma se mai si tenta mai si riuscirà. A questo proposito si è trasmessa al Comune e ad ALER una serie di richieste per avere il quadro completo della situazione ad oggi. Tali richieste tendono a conoscere la situazione degli immobili dal punto di vista della gestione del verde, dell’impiantistica e delle strutture nonché quella delle cantine o solai, anche dal punto di vista igienico-sanitario per la presenza di “residenti” abusivi. Viene chiesto anche di conoscere il numero delle occupazioni abusive e delle abitazioni vuote e messe in sicurezza per ciascun quartiere. Si vuole inoltre conoscere il numero delle abitazioni di cui è prevista la riqualificazione nel 2016 (per ciascun quartiere) e quella morosità complessiva (quartiere per quartiere). Per ultimo è stato chiesto in quali quartieri è prevista la vigilanza diurna e notturna nonché l’indicazione degli ambiti residenziali nei quali si è decisa la presenza della vigilanza notturna e diurna e dove si ritiene di dover mettere in opera sistemi di video sorveglianza. Insomma, la richiesta è quella di avere un quadro generale della situazione dei nostri quartieri popolari, troppo spesso descritti come antri danteschi ma che, invece, se opportunamente valorizzati, possiedono delle straordinarie potenzialità che, però, devono essere stimolate da un ambiente in cui l’abitare diventa un piacere e non una tensione quotidiana.   

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