E ora che fare? Riaprire la vita
ordinaria lunedì? Mantenere chiuso qualche altro giorno…? I fatti raccontano
che esistono luoghi focolai dell’influenza che sono stati individuati e circoscritti.
Sono monitorati e tenuti sotto controllo. Compito delle autorità è vigilare che
nessuno interrompa la quarantena, i medici ed i paramedici devono fare il loro
lavoro con tranquillità e professionalità, chi deve operare nella sanificazione
degli ambienti, in particolare gli ospedali deve essere verificato nelle sue
reali capacità e certificazioni, i cittadini che ritengono di essere stati in
zone a rischio o a contatto con persone che provengono da quelle zone dovrebbero
operare con prudenza e, magari, farsi visitare, che deve prendere decisioni che
stia meno sui social o in televisione e maggiormente laddove la presenza
operativa è richiesta al fine di prendere le migliori decisioni per tutti. Oggi
che tutti sono diventati virologi oppure epidemiologi (come se fosse questione
di fare una formazione della Nazionale…) rimangono le decisioni e le
riflessioni a scandire il tempo. Intanto in pochi si sono accorti che negli
ultimi anni sono aumentate le bronchiti e le polmoniti. Probabilmente non aiutano
né il clima né l’inquinamento così come i virus aggressivi per le vie aeree. E
i virus, come noto, si modificano nella loro struttura interna e quando la
mutazione è più rapida del previsto, come in questo, caso, diventa più
difficile trovare soluzioni. Poi ci sono i banali comportamenti umani che,
quando scadono in maleducazione (starnutire in pubblico, evitare di curarsi,
prendere antibiotici “ad minchiam”, non lavarsi le mani e via dicendo) il
risultato, è inevitabile. Una buona igiene, come avevano scoperto i grandi
scienziati della medicina di fine ottocento/primi del novecento, evita un sacco
di guai…A volte anche il banale areare bene i locali in cui si vive o si lavora
evita problemi (anche se oggi negli uffici vige la regola di facciate continue
senza aperture e condizionamento a ciclo chiuso.
Il resto, se non si opera con
adeguate sanificazioni, lo possiamo immaginare…La legionellosi da aria
condizionata è nota dagli anni ’70). Poi c’è la capacità del servizio sanitario
di ospitare un numero adeguato di pazienti in terapia intensiva. Come abbiamo
visto il problema maggiore non sono le vittime (che, per altro, avevano già in
corso, purtroppo, patologie significative), bensì la possibile emergenza di
posti letti per pazienti gravi. Questo il vero spauracchio del servizio
sanitario nazionale e delle Regioni a rischio che, pur nelle loro capacità e
qualità, sanno di non poter reggere se il problema aumenta in quantità e
gravità (poi andremo a chiederci come mai si parla solo di sanità pubblica e
non di quella dei privati. Uno dei misteri del nostro Paese…). Abbiamo ora
anche il problema dello stigma dei Paesi esteri che ci rimbalzano quasi fossimo
un Paese di appestati e questo anche grazie ai titoli di alcuni quotidiani che non
hanno badato a caratteri per terrorizzare i loro (pochi) lettori. E all’estero
basta il titolo…Purtroppo (o per fortuna) questa reazione ci fa capire che
quando si adottano mentalità e pensieri di grettezza alla fine, prima o poi, il
rimbalzo del contrappasso arriva. Che questa lezione ci renda consapevoli che
se qualcuno “vive” un guaio, costante oppure momentaneo, più che lo stigma e l’ostracismo
può fare la condivisione ragionevole e la partecipazione attiva a risolverlo
vista la interconnessione ormai assoluta tra le genti che popolano il Pianeta
(per quanto ancora…?).
Per penultimo (lasciando da parte lo sciacallaggio dei
prodotti razziati e rivenduti a dieci volte il valore, a coloro che truffano
gli anziani, a chi immette nella rete notizie fase e terroristiche…tute
condizioni che meritano giuste, dure, irrevocabili punizioni), una riflessione
va fatta circa coloro che, presi da immotivato panico, hanno “svaligiato” i
supermercati manco fosse in arrivo la peste nera o la guerra nucleare rendendo
evidente la fragilità psichica delle persone “normali” che ora hanno riempito
casa, cantina e freezer di prodotti senza nessun reale bisogno ma spinti da un istinto
di sopravvivenza che nemmeno in tempo di guerra (che i nostri genitori e nonni
hanno vissuto sulla pelle…).
Per ultimo…il ritorno alla normalità. Perché il
nostro disgraziato Paese non ha bisogno di turisti in fuga, neanche di
fabbriche chiuse, neppure di metropolitane e mezzi pubblici vuoti (uno o due
giorni va bene, si respira…ma poi), nemmeno di eccessivo telelavoro che potrebbe,
alla fine, ritorcersi non tanto contro i lavoratori che un lavoro ce l’hanno
bensì contro coloro che tali vorrebbero diventare. Inoltre, nella vita di
lavoro “esterna”, si muovono varie realtà oggettive che danno lavoro: gli
uffici nell’affittanza e manutenzione, i locali in cui si mangia, le edicole (già
in difficoltà di loro…) che il passaggio di persone, e via dicendo…E senza
dimenticare tutti i luoghi pubblici e della cultura, i luoghi del divertimento,
i musei…La nostra economia è purtroppo molto precaria e quello che si deve
evitare è di renderla ancora più instabile. Al di là della polemica politica
(veniamo da un’elezione che ha dato vita a due Governi di differente
impostazione…), con un PIL in difficoltà, con le crisi produttive (Ilva su tutte…),
con la precarietà del lavoro…Insomma, sappiamo tutti cosa non va…e sappiamo che
non possiamo permetterci di fare errori. Quindi si osservi bene lo sviluppo del
virus (ma un “banale” algoritmo che ne misuri la diffusione e lo sviluppo
futuro non l’ha ancora inventato nessun matematico…?) e si prendano le
opportune misure di studio, contenimento, prevenzione e cura per fare ritornare
il Paese e, soprattutto, Milano, alla vita “ordinaria” utilizzando, però,
questa situazione come occasione per rivedere la scala di valori complessiva con
cui misuriamo lo standard di vita complessiva, i valori della vita, l’importanza
della socialità, della condivisione, della solidarietà. E per ultimo
comprendere che i valori su cui oggi poggia l’economia di tutti i Paesi non
funziona e se è sufficiente un virus a mettere in crisi il Pianeta significa
che dobbiamo cambiare tutto. Questi sono avvisi, campanelli di allarme,
indicazioni perentori. Se non saremo in grado di ascoltarli arriveranno i “messaggeri
di sventura” ad annunciare l’apertura dei sigilli del Libro…
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