giovedì 27 febbraio 2020

Che fare...?


E ora che fare? Riaprire la vita ordinaria lunedì? Mantenere chiuso qualche altro giorno…? I fatti raccontano che esistono luoghi focolai dell’influenza che sono stati individuati e circoscritti. Sono monitorati e tenuti sotto controllo. Compito delle autorità è vigilare che nessuno interrompa la quarantena, i medici ed i paramedici devono fare il loro lavoro con tranquillità e professionalità, chi deve operare nella sanificazione degli ambienti, in particolare gli ospedali deve essere verificato nelle sue reali capacità e certificazioni, i cittadini che ritengono di essere stati in zone a rischio o a contatto con persone che provengono da quelle zone dovrebbero operare con prudenza e, magari, farsi visitare, che deve prendere decisioni che stia meno sui social o in televisione e maggiormente laddove la presenza operativa è richiesta al fine di prendere le migliori decisioni per tutti. Oggi che tutti sono diventati virologi oppure epidemiologi (come se fosse questione di fare una formazione della Nazionale…) rimangono le decisioni e le riflessioni a scandire il tempo. Intanto in pochi si sono accorti che negli ultimi anni sono aumentate le bronchiti e le polmoniti. Probabilmente non aiutano né il clima né l’inquinamento così come i virus aggressivi per le vie aeree. E i virus, come noto, si modificano nella loro struttura interna e quando la mutazione è più rapida del previsto, come in questo, caso, diventa più difficile trovare soluzioni. Poi ci sono i banali comportamenti umani che, quando scadono in maleducazione (starnutire in pubblico, evitare di curarsi, prendere antibiotici “ad minchiam”, non lavarsi le mani e via dicendo) il risultato, è inevitabile. Una buona igiene, come avevano scoperto i grandi scienziati della medicina di fine ottocento/primi del novecento, evita un sacco di guai…A volte anche il banale areare bene i locali in cui si vive o si lavora evita problemi (anche se oggi negli uffici vige la regola di facciate continue senza aperture e condizionamento a ciclo chiuso. 

Il resto, se non si opera con adeguate sanificazioni, lo possiamo immaginare…La legionellosi da aria condizionata è nota dagli anni ’70). Poi c’è la capacità del servizio sanitario di ospitare un numero adeguato di pazienti in terapia intensiva. Come abbiamo visto il problema maggiore non sono le vittime (che, per altro, avevano già in corso, purtroppo, patologie significative), bensì la possibile emergenza di posti letti per pazienti gravi. Questo il vero spauracchio del servizio sanitario nazionale e delle Regioni a rischio che, pur nelle loro capacità e qualità, sanno di non poter reggere se il problema aumenta in quantità e gravità (poi andremo a chiederci come mai si parla solo di sanità pubblica e non di quella dei privati. Uno dei misteri del nostro Paese…). Abbiamo ora anche il problema dello stigma dei Paesi esteri che ci rimbalzano quasi fossimo un Paese di appestati e questo anche grazie ai titoli di alcuni quotidiani che non hanno badato a caratteri per terrorizzare i loro (pochi) lettori. E all’estero basta il titolo…Purtroppo (o per fortuna) questa reazione ci fa capire che quando si adottano mentalità e pensieri di grettezza alla fine, prima o poi, il rimbalzo del contrappasso arriva. Che questa lezione ci renda consapevoli che se qualcuno “vive” un guaio, costante oppure momentaneo, più che lo stigma e l’ostracismo può fare la condivisione ragionevole e la partecipazione attiva a risolverlo vista la interconnessione ormai assoluta tra le genti che popolano il Pianeta (per quanto ancora…?). 

Per penultimo (lasciando da parte lo sciacallaggio dei prodotti razziati e rivenduti a dieci volte il valore, a coloro che truffano gli anziani, a chi immette nella rete notizie fase e terroristiche…tute condizioni che meritano giuste, dure, irrevocabili punizioni), una riflessione va fatta circa coloro che, presi da immotivato panico, hanno “svaligiato” i supermercati manco fosse in arrivo la peste nera o la guerra nucleare rendendo evidente la fragilità psichica delle persone “normali” che ora hanno riempito casa, cantina e freezer di prodotti senza nessun reale bisogno ma spinti da un istinto di sopravvivenza che nemmeno in tempo di guerra (che i nostri genitori e nonni hanno vissuto sulla pelle…). 

Per ultimo…il ritorno alla normalità. Perché il nostro disgraziato Paese non ha bisogno di turisti in fuga, neanche di fabbriche chiuse, neppure di metropolitane e mezzi pubblici vuoti (uno o due giorni va bene, si respira…ma poi), nemmeno di eccessivo telelavoro che potrebbe, alla fine, ritorcersi non tanto contro i lavoratori che un lavoro ce l’hanno bensì contro coloro che tali vorrebbero diventare. Inoltre, nella vita di lavoro “esterna”, si muovono varie realtà oggettive che danno lavoro: gli uffici nell’affittanza e manutenzione, i locali in cui si mangia, le edicole (già in difficoltà di loro…) che il passaggio di persone, e via dicendo…E senza dimenticare tutti i luoghi pubblici e della cultura, i luoghi del divertimento, i musei…La nostra economia è purtroppo molto precaria e quello che si deve evitare è di renderla ancora più instabile. Al di là della polemica politica (veniamo da un’elezione che ha dato vita a due Governi di differente impostazione…), con un PIL in difficoltà, con le crisi produttive (Ilva su tutte…), con la precarietà del lavoro…Insomma, sappiamo tutti cosa non va…e sappiamo che non possiamo permetterci di fare errori. Quindi si osservi bene lo sviluppo del virus (ma un “banale” algoritmo che ne misuri la diffusione e lo sviluppo futuro non l’ha ancora inventato nessun matematico…?) e si prendano le opportune misure di studio, contenimento, prevenzione e cura per fare ritornare il Paese e, soprattutto, Milano, alla vita “ordinaria” utilizzando, però, questa situazione come occasione per rivedere la scala di valori complessiva con cui misuriamo lo standard di vita complessiva, i valori della vita, l’importanza della socialità, della condivisione, della solidarietà. E per ultimo comprendere che i valori su cui oggi poggia l’economia di tutti i Paesi non funziona e se è sufficiente un virus a mettere in crisi il Pianeta significa che dobbiamo cambiare tutto. Questi sono avvisi, campanelli di allarme, indicazioni perentori. Se non saremo in grado di ascoltarli arriveranno i “messaggeri di sventura” ad annunciare l’apertura dei sigilli del Libro…           

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