lunedì 18 gennaio 2021

arte al tempo del Covid

 Si fa davvero fatica ad accettare che i teatri, le sale di spettacolo, i cinema rimangano chiusi mentre vi sono molti ambiti in cui la presenza di persone è evidente e, sotto certi aspetti, inevitabile. Basta andare sui mezzi pubblici, oppure al supermercato, oppure alla posta, o in banca. Certo, l’attenzione è presente ed innegabile ma anche nei luoghi di spettacolo basta essere prudenti, attenti, rispettare le regole. Nello scorso mese di ottobre ho partecipato a due serate di musica organizzate a Milano nella bella cornice di Spazio Teatro 89. Tutto super organizzato: le distanze in platea e sul palco, il distanziamento al botteghino, tutti con le mascherine, igienizzanti presenti e abbondanti, i posti a sedere ridotti a circa un terzo. Tutti i presenti hanno mantenuto le opportune distanze e lo stesso sul palco. Insomma, se vengono messe in campo le opportune attenzioni è possibile fare spettacolo senza avere conseguenze. Perché se guardiamo alcuni ambiti di asporto del cibo o delle bevande mica sempre ci sono le opportune distanze, perché in alcuni supermercati non è vero che c’è solo l’acquirente bensì mariti e moglie, madri e figlie etc. Perché sui mezzi pubblici, appunto, le distanze di sicurezza non sono quasi sempre rispettate (e non per cattiva volontà dei viaggiatori). Perché negli uffici chi controlla che siano mantenute le distanze e le mascherine…Tante le difficoltà da gestire, ma perché “bastonare” un mondo fatto di lavoratori dell’arte, sia che stiano sotto che sul palco. Tanti sono gli artisti in difficoltà economica da almeno un anno e, come noto, non è che la vita sia rose e fiori per questo mondo già quando le cose “vanno bene”. Perché per un Vasco Rossi ci sono diecimila piccoli artisti, noti e meno noti, che fanno fatica a tirare avanti. Per non parlare dei tecnici, dei fonici, degli addetti alle luci, di coloro che fanno mestieri accessori ai concerti. Non è possibile non guardare con i giusti occhi a questo problema che sta portando davvero verso il fondo tutti coloro che non hanno un lavoro di supporto, una moglie o compagna che lavora, dei genitori che possono dare un sostegno (se possono). Dischi bloccati, concerti cancellati, attività varie messe in cantina. Il sistema non può più reggere. Le persone che vivono di arte non possono essere considerati come “inutili” perché senza di loro si vengono a bruciare le emozioni, si toglie spazio alla fantasia, si diventa tutti quanti più aridi. E di questi tempi di tutto abbiamo bisogno tranne che inaridirci ancora di più di quanto già non lo fossimo prima. Quindi l’appello forte a chi può e deve: RIAPRIAMO I LUOGHI DI SPETTACOLO. Con prudenza ed intelligenza. Ma chi frequenta i teatri e i luoghi della musica non lo è...?

Non ho citato espressamente le discoteche: come chiaro a tutti quello è un altro mondo in quanto il distanziamento non esiste per natura intrinseca del luogo e perché l’arte è una cosa mentre la musica diffusa senza artisti sul palco un'altra… 

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