venerdì 26 novembre 2021

No Nukes concerts, Settembre del 1979

 The Legendary 1979 “No Nukes” concerts…questo il titolo dei due concerti, immortalati in un unico set, che è stato proposto in questi giorni per la visione ai fans della buona musica in generale e di Bruce Springsteen in particolare. Un set che ci riporta alla nostra gioventù…42 anni fa…una vita…Chi cominciava a lavorare in quell’anno oggi è sulla via della pensione…e basta aprire le pagine di wikipedia, leggersi il passare degli anni, guardarsi allo specchio per avere contezza che, davvero, si è trattato di una vita che si è trasformata e da giovani idealisti si è passati ad essere, magari, delusi fatalisti…Però…C’è un però…e si chiama Bruce Springsteen e E-Street Band…e non si tratta di una semplice, scontata, doverosa indicazione di un musicista e della sua band impegnati in un concerto riprodotto dopo decenni di oblio…No, qui si sta parlando di essenza della vita, di grandezza artistica, di bellezza poetica, di potenza musicale. Nel video c’è l’essenza di un artista geniale, potente, generoso, poetico, senza limiti, empatico, prodigioso, eroico…E di una band che lo asseconda in tutto tessendo, però, una grande rete di protezione con un suono tonante, con una sicurezza disarmante, con una facilità nel dare corpo e sostanza alle follie di un giovane trentenne (in uno dei due concerti festeggiò, per modi di dire, il 30° compleanno…). In questi due concerti, trasformati in un set completo, è condensata una mitologia…La mitologia dei concerti senza fine e limite; la mitologia di una dimensione di band/famiglia mai vista in precedenza, la generosità a non lasciare nulla di intentato per fare divertire il pubblico, la grandezza delle canzoni che, come icone, entrano sotto pelle, arrivano al cuore.

La struggente “The River”, la notturna “Jungleland”, l’allegra e movimentata “Sherry darling” con quel sax che tritura il cuore, l’infinita storia di “Rosalita”, pantomima strepitosa. E poi…una “The promised land” che ti strappa il cuore, “Prove it all” travolgente  e “Badlands” divisa tra il dolore e il riscatto. “Born to run” e “Thunder road”, pietre miliari, canzoni senza tempo, senza macchia. Canzoni per vincere la paura. E le classiche perle tratte da borsa altrui. “Stay” con la tenera presenza di Tom Petty e Jackson Browne. Il “Detroit medley”, sempre imperioso; “Quarter to three” dell’amico Gary U.S. Bond” e “Rave on” a chiudere il sipario. Un concerto sudato, con salti da atleta, con un immenso dispendio di energia, con lo sguardo pieno di gioia, di voglia di stupire e di divertirsi e divertire. Un grande concerto che posto in un momento cruciale della carriera di Springsteen e della E-Street Band: il torur del 1978, leggendario davvero con la presentazione di “Darkness on the edge of town” e quello del 1980 che porterà al mondo il grande “The River”.

Quel ragazzo si farà uomo sui palchi di mezzo mondo e diventerà il più grande performer mai esistito. Perché con lui c’era e c’è una band che lo ha assecondato in ogni volere. Con maestria e capacità tecnica e artistica di grande livello. Una band è una alchimia e in quella band ce n’era da vendere. E chi è arrivato dopo non ha fatto che proseguire il lavoro di chi c’era prima. Stevie Van Zandt, consigliere, grande musicista, straordinario arrangiatore, accanto a lui con ritmo e talento. Clarence “Big Man” Clemons, a sparare assoli tonanti e a tessere note di armonie eleganti e struggenti. Roy Bittan, il professore preoccupato nel vedere il suo pianoforte traballare sotto il peso di Bruce. Max Weinberg, a dare tempo e ritmo con potenza e, insieme, straordinario swing. Garry Tallent, l’uomo del tempo assoluto, preciso e sicuro. Il fantasma Danny Federici, con il suo Hammond B3 a creare armonie irripetibili perché suonate solo per quell’occasione…Poi verranno Nils Lofgren, con il suo talento chitarristico, Patti Scialfa, ad accompagnare con chitarre e voce, Suzy Tirrell, ad ingentilire con il suo violino. Verrà anche il tempo di Charlie Giordano a prendere il posto di Danny e quello di Jacke Clemons, l’incredibile nipote di “Big Man”, per ricreare il suono leggendario di quel sax…      

Ma quel concerto del 1979 è proprio una sorta di chiave di volta che porta il 1978 nel 1980 e i nostri sogni nel mondo della infinita eternità. E una volta tanto la parola leggenda non è stata scritta invano…

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